Documentario sulla famiglia del regista, che si sofferma in particolare su Camillo, il gemello di Marco, morto il 27 dicembre 1968. In questa pellicola viene affrontato il tema del lutto, il dolore da sopportare tra fratelli con la volontà di nascondere una tragedia simile alla madre. Camillo muore nell’anno della ribellione giovanile. Lui non si sentiva parte dei giovani rivoluzionari, tanto che nell’ultimo incontro con Marco afferma che “Marx può aspettare”; eppure, ricostruendo tassello dopo tassello la storia della famiglia Bellocchio e la morte del fratello, il regista deve inevitabilmente confrontarsi con l’anno della rivoluzione. Un filo rosso lega inevitabilmente Camillo a Marx, nonostante il disinteresse del primo verso il secondo. Questa è la storia di una famiglia, che ha affrontato come tante altre, un orribile evento e che viene raccontata senza censure, pudori o vergogna.
Marco Bellocchio ha vinto tutto. Detto tanto. Ogni volta che esce un suo film in sala la critica lo apprezza, il pubblico lo applaude. E’ così da sempre, dai ruvidi esordi de I pugni in tasca (1968), passando per i film politici Buongiorno, notte (2003), fino ai recenti Bella addormentata (2012) e Il Traditore (2019). Il Maestro Marco Bellocchio riesce ancora a mettersi in gioco realizzando (forse) il suo film più bello, certamente il più personale e coraggioso. Marx può aspettare è un film che accusa tutti. Senza sceneggiatura, questo documentario scorre sulle interviste dei protagonisti che raccontano le cose dal loro punto di vista. Si scivola in un susseguirsi di cose non dette, crudeli, angosciose, talvolta tenere, per accettare un suicidio il quale pare faccia più male a chi resta che a chi se n’è andato.