TRAMA
Madame Rosà, ex prostituta sopravvissuta all’Olocausto ospita nella propria casa Momò, un turbolento bambino di origine senegalese. Il loro rapporto si mostra da subito conflittuale a causa della differena di età, etnia e religione. Momò è un figlio di nessuno, accudito per volere del dottor da una vecchia prostituta ebrea. La storia di un amore materno in un condominio di periferia dove non contano i legami di sangue e le tragedie della storia svaniscono davanti alla vita, al semplice desiderio e alla gioia di vivere.
RECENSIONE
Edoardo Ponti ha il cinema che scorre nelle sue vene. Il filamento del suo Dna viaggia come una striscia di pellicola dentro ad una cinepresa. Il cinema è cosa di famiglia per questo regista che gode di una istruzione cinematografica internazionale con alle spalle due lungometraggi girati negli Usa: Cuori Estranei nel 2002 e Coming & Going nel 2011. Nei film precedenti Ponti ha affrontato il tema del destino, della differenza generazionale e delle relazioni familiari. Con La vita davanti a sè invece vuole far vedere il mondo attraverso gli occhi di un bambino tenero e prepotente, di cui però nell’intera pellicola non si capisce a fondo il conflitto. Non è chiaro il motivo di tanta ostinazione e per capirlo è necessario fare un salto indietro fino al romanzo di Romain Gary da cui è tratto il film.
Momò è un figlio di nessuno, accudito per volere del dottor da una vecchia prostituta ebrea. La storia di un amore materno in un condominio di periferia dove non contano i legami di sangue e le tragedie della storia svaniscono davanti alla vita, al semplice desiderio e alla gioia di vivere. Un film in cui l’esistenza è vista e raccontata attraverso l’innocenza di un bambino che sogna ad occhi aperti una leonessa con cui combatte e che dovrà imparare a domare. Storia attuale che parla di tolleranza, di perdono e di amore, ma anche di amicizia, quella tra Madame Rosà e il giovane Momò. Ponti però dovrebbe osare di più, mettendo i suoi personaggi più in difficoltà e non solo circondarli di momenti commoventi.
La coppia Ponti / Loren sembra darsi forza a vicenda. Uno sforzo comune per il raggiungimento del miglior risultato possibile. Sophia Loren intrepreta il ruolo di una donna forte e offre una recitazione profonda, accurata, a tratti penetrante, come nella scena della terrazza in cui Madame Rosà rimane incantata e assorta nei ricordi sotto la pioggia. Una performance intensa in cui si nota che la Loren cerca di limitare i segni del tempo, che passa per tutti, anche per una delle più belle e brave attrici della storia del cinema italiano.