TRAMA
C’è una legge tutta italiana per cui un figlio non riconosciuto sin dalla nascita non può conoscere l’identità dei suoi genitori biologici fino al compimento del 100esimo anno d’età. Al fine di suscitare l’attenzione dell’opinione pubblica, l’unica speranza di Giovanni, il giovane protagonista di questa storia, risiede nell’ottenere la collaborazione di Gustavo, un centenario vivente che condivide la stessa condizione. Gustavo è l’unico individuo che avrebbe il diritto di sfruttare tale normativa, anche se al momento sembra disinteressato a farlo.
RECENSIONE
Nel film d’esordio, il regista Alessandro Bardani rende omaggio all’epoca d’oro del cinema italiano con un montaggio di immagini che rappresentano il boom economico, accompagnate dalla musica di Brunori SAS. Il film fa riferimento alla tradizione delle commedie italiane che spesso accostavano personaggi contrastanti, come nei film Il sorpasso (1962) di Dino Risi e Che ora è? (1989) di Ettore Scola.
In Il più bel secolo della mia vita, anche Bardani si concentra sul dualismo fisico e psicologico dei due personaggi principali, tracciando parallelismi con film di successo che esplorano verità universali sulla condizione umana. Alcuni esempi notevoli includono Quasi amici (2011) di Olivier Nakache e Eric Toledano, che descrive la connessione tra un aristocratico ricco e un giovane proveniente dalla periferia, e Ritorno a Seoul (2022) di Davy Chou, dove una ragazza adottata viaggia in Corea del Sud alla ricerca dei suoi genitori biologici.
Il film “Il più bel secolo della mia vita” è una commedia originale che combina risate e tenerezza, esplorando il tema della morte. Con protagonisti Valerio Lundini e Sergio Castellitto in interpretazioni bilanciate, con Lundini che fa il suo debutto come protagonista e Castellitto che interpreta un centenario. Il film riesce a combinare elementi reali e surreali, conferendogli una qualità da fiaba. La canzone di Brunori alla fine del film funge da inno morale, spiegando emotivamente attraverso le parole cantate gli eventi che si sono svolti lungo la storia. Avere 20 anni o 100, non cambia poi mica tanto, se non riesci a vivere la vita com’è”