I fratelli D’Innocenzo tornano sul grande schermo dopo La terra dell’abbastanza, uno dei più sorprendenti film del 2018, confermandosi tra gli autori più interessanti del nostro cinema. La pellicola contribuisce ad arricchire il Palmares del cinema italiano vincendo il premio per la miglior sceneggiatura a Berlino. Miglior sceneggiatura al Festival di Berlino del 2020. 5 Nastri d’Argento, 2 Globo D’Oro e 5 Ciak D’Oro. Orgoglio italiano. Al Box Office Favolacce ha incassato 153 mila euro nelle prime 8 settimane di programmazione e 13,1 mila euro nel primo week end.
TRAMA
In una fantasiosa e non ben definita provincia del litorale romano, all’interno di una serie di villette a schiera, vivono diverse famiglie apparentemente tranquille, ma che nascondono disagi e mascherano frustrazioni legate all’insoddisfazione di non aver raggiunto un alto status sociale.
RECENSIONE
Favolacce che ci fa riflettere sulla società che ci circonda, sull’incomunicabilità e sulle preoccupazioni esistenziali di adulti e bambini. Un film dove l’individuo vive la propria esistenza senza possibilità di riscatto. Un America Beauty ancor più tragico, ricco di segreti repressi e inconfessabili, dove lo scontro tra le generazioni rimane irrisolto. Il film si apre con la voce narrante di Max Tortora che racconta il ritrovamento accidentale di un diario scritto da una bambina. Incipit sognante con cui i registi ci accompagnano in un mondo fantastico ma vero, farsesco e immaginario, ricco di disagio sociale e più crudo di quanto si possa immaginare. Favolacce è una parabola della vita, il racconto di un’esistenza che nel corso degli anni perde l’innocenza infantile, lasciando posto alle problematiche del mondo adulto. Violenza psicologica, repressione, rabbia e ipocrisia sono alcuni dei temi dell’ultima pellicola firmata D’Innocenzo. Il film, è fotografato dall’occhio intimista e deciso di Paolo Carnera, che si prende la meritata libertà di giocare fra colori vivaci ed esistenze miserabili e di dare al film un tono insolito e straniante alla Sean Baker di Un sogno chiamato florida (2017). Quello di Carnera, assieme a quello dei D’Innocenzo, è uno sguardo dolce e intimo su un mondo atroce, assemblato dalla mano capace, esperta e sensibile della montatrice Esmeralda Calabria. Elio Germano è una conferma, una maschera del genere drammatico e coatto senza eguali, capace di traghettarci nei meandri di questa ‘black tale’. La scrittura è moderna, precisa, poetica e prosa, astrazione e quotidianità. Un film crudo, capace di esprimersi attraverso un linguaggio visivo libero e coraggioso, ed una regia consapevole e coerente. Nobile l’intenzione dei Fratelli D’Innocenzo nel voler portare in auge un vero film d’autore capace di ribaltare i soliti schemi narrativi. Soltanto nel finale, perde un pò del suo appeal intellettuale a discapito del sensazionalismo.