Il nostro giudizio

Un singolare horror romantico, un racconto di formazione a tinte splatter che da vita ad un crossover dissonante nel panorama del cinema italiano e non solo. Uno film fondamentale per capire cosa sia il cinema di Guadagnino, che qui raggiunge la vetta di un idealismo romantico sorprendente e distorto.

Bones and All, di Luca Guadagnino

Il primo film made in USA di Guadagnino, un teen d’autore, tratto dal romanzo Fino all’osso di Camille DeAngelis. Il film ha ottenuto 1 candidatura ai Nastri d’Argento, 1 candidatura a David di Donatello, Il film è stato premiato al Festival di Venezia, 3 candidature a Spirit Awards, 1 candidatura a Critics Choice Super.

TRAMA

E’ la storia del primo amore tra Maren, una ragazza che sta imparando a sopravvivere ai margini della società, e Lee, un solitario dall’animo combattivo. Dopo il loro incontro, i due giovani iniziano un viaggio on the road che li porta alla continua ricerca di identità e bellezza. Prendendo strade secondarie, ammirando paesaggi nascosti in quella che è l’America di Ronald Reagan, Maren e Lee tentano di trovare il proprio posto in un mondo pieno di pericoli e che non riesce a tollerare la loro natura.

RECENSIONE

We Are Who We Are (2020) è la serie del regista italiano, che esplora l’identità di due figure ambigue. Analogamente, in Bones and All, i giovani Maren e Lee, interpretati da Taylor Russell e Timothée Chalamet, rappresentano una specie animalesca ma profondamente umana, guidata da un desiderio sia reale che metaforico di nutrirsi di carne fino all’osso. Ne esce un singolare horror romantico, un racconto di formazione a tinte splatter che da vita ad un crossover dissonante nel panorama del cinema italiano e non solo. Perchè nemmeno in campo internazionale altri registi sono riusciti ad accostare tale violenza all’amore assoluto. La francese Julia Ducournau, premio Cesar con Raw – Una cruda verità (2017) metteva il cannibalismo e il sapore del sangue al centro del suo film, così come la statunitense Mimi Cave con Fresh (2022) che prendeva presto la via dell’insoluto appetito insaziabile. Il regista italiano invece sembra unire l’emozione della visione di Bernardo Bertolucci al paesaggio narrativo di Wim Wenders e anche riflettersi nel cinema del passato carico di pathos drammatico e visionario di Liliana Cavani. Maren sembra l’alterego di Antigone che nel film della regista modenese Cannibali (1968), vaga incompresa per le strade di Milano, dopo essere stata rifiutata dai genitori, fino all’incontro con il misterioso Tiresia, un giovane apparso misteriosamente in città che parla in un idioma sconosciuto, e che cambia tutto.

Per Guadagnino, il cuore pulsante del film non è il cannibalismo di Maren e Lee, ma il fatto che si amano perché riescono a vedersi per quello che sono, inseguendo il desiderio di quel ‘Essere chi siamo’ quasi impossibile da rappresentare al cinema all’infuori di un genere horror. E quindi ci si incontra con le parole che scrive il direttore della rivista Sentieri Selvaggi Federico Chiacchieri “riesce a rappresentare l’irrappresentabile, ovvero ciò di cui siamo fatti noi umani.” Grazie alla fotografia di Arseni Khachaturan, fortemente influenzata dagli scenari desolati dell’America continentale immortalati dal fotografo William Eggleston, e alla regia di Guadagnino, il film ritrae con un montaggio lirico la solitudine e l’angoscia dei suoi protagonisti. La loro lenta realizzazione del desiderio profondo e una comunità silente di cannibali li portano ad attraversare le grandi pianure del Midwest, in un mondo dove non esistono occhi altrui ma solo il fiuto dei loro simili.

Uno film fondamentale per capire cosa sia il cinema di Guadagnino, che qui raggiunge la vetta di un idealismo romantico sorprendente e distorto.

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Un singolare horror romantico, un racconto di formazione a tinte splatter che da vita ad un crossover dissonante nel panorama del cinema italiano e non solo. Uno film fondamentale per capire cosa sia il cinema di Guadagnino, che qui raggiunge la vetta di un idealismo romantico sorprendente e distorto.Bones and All, di Luca Guadagnino