TRAMA
Simone è uno stimato chirurgo di origine ebraica, che conduce una vita tranquilla a Trieste. Un giorno, si trova a soccorrere per strada un uomo, ma una volta scoperta sul petto di quest’ultimo tatuata una svastica, decide di non prestargli soccorso. Per mettere a tacere il senso di colpa assume Marica, figlia della vittima, come collaboratrice domestica e si scontra con suo fratello, giovane camerata che non vuole saperne di ebrei ed emigrati.
RECENSIONE
Mauro Mancini e lo sceneggiatore Davide Lisino delineano un film sorprendente che non parla di odio, ma di perdono e senso di colpa. La narrazione segue le vicende della nostra modernità e affronta il razzismo al giorno d’oggi, sempre più cupo e subdolo. L’idea di partenza tratta una reale vicenda avvenuta in Germania ma lo sviluppo drammaturgico è debole e la crosta in superficie non viene spezzata. Il tocco è delicato, ma non abbastanza incisivo.