Il nostro giudizio

Il regista si muove tra ribellione e ricerca di appartenenza perdendo talvolta il calore della narrazione, ma centrando il tema dell’auto-isolamento giovanile. Il film ha il pregio di una scrittura efficace, che spinge lo spettatore a interrogarsi continuamente: “Il mondo musulmano è più autentico del nostro?

La cosa migliore, di Federico Ferrone

Un film di Federico Ferrone con Fabrizio Ferracane, Luka Zunic, Lawrence Hachem Ebaji, Laura Pizzirani. Anno 2024. Durata 98 minuti. Distribuzione Lo Scrittoio.

TRAMA

Mattia è un ragazzo adolescente nato e cresciuto in una provincia post-industriale del nord Italia, si esprime attraverso la musica hip-hop in un contesto di difficili rapporti sociali e familiari. La morte improvvisa del fratello maggiore inasprisce le sue difficoltà. Mattia lascia la scuola, comincia a lavorare in una fabbrica e tramite il suo collega marocchino Murad, si avvicina all’Islam. Ma questo non basta a risolvere i suoi conflitti interiori, quelli con la famiglia, coi colleghi e persino con i nuovi amici marocchini. Quasi senza rendersene conto imbocca la strada di un progressivo isolamento.

RECENSIONE

La cosa migliore ha il pregio di una scrittura efficace, che spinge lo spettatore a interrogarsi continuamente: “Il mondo musulmano è più autentico del nostro?” “L’amico marocchino è un vero amico per Mattia o solo un mezzo per avvicinarlo al radicalismo islamico?”, soprattutto perché il regista fiorentino riesce a muoversi con destrezza nel panorama dell’Islam. Ferrone ha vissuto in Tunisia e in passato, ha lavorato ai documentari sul mondo musulmano e sull’Islam. Al di là dell’Islam che avevo esplorato in forma documentaria, temi come il bisogno di appartenenza e la violenza erano già presenti anche nei due film Il treno va a Mosca (2014) e Il varco (2020) realizzati assieme a Michele Manzolini. Tuttavia La cosa migliore è penalizzato da alcune scelte narrative. Ferrone tralascia troppo presto il vero dramma del protagonista e della sua famiglia, ovvero la perdita di un figlio/fratello, e nella seconda parte si smarrisce inseguendo senza successo le psicologie del protagonista interpretato dal giovane Luka Zunic, che per gran parte del tempo sembra oscillare tra ribellione e ricerca di appartenenza senza mai trovare una direzione chiara. Anche alcuni personaggi secondari risultano poco tridimensionali, in particolare l’ex fidanzata del fratello, con cui Mattia ha un flirt dal quale non emerge chiaramente cosa si aspettasse realmente. Infine, il padre di Mattia, interpretato da un pur sempre convincente Fabrizio Ferracane, rimane una figura in ombra, fino a scomparire quasi del tutto dalla narrazione. Sebbene il film divaghi in alcuni punti e potrebbe beneficiare di un montaggio più serrato, Ferrone esplora con successo la realtà dei musulmani, in particolare dei nord africani, che vivono in Italia e conduce la storia verso un finale che centra in pieno il tema dell’auto-isolamento giovanile.

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Il regista si muove tra ribellione e ricerca di appartenenza perdendo talvolta il calore della narrazione, ma centrando il tema dell’auto-isolamento giovanile. Il film ha il pregio di una scrittura efficace, che spinge lo spettatore a interrogarsi continuamente: “Il mondo musulmano è più autentico del nostro?La cosa migliore, di Federico Ferrone